Home page


Altre notizie dall'archivio dal 2017 al 2018

Altre notizie dall'archivio dal 2015 al 2016

Altre notizie dall'archivio dal 2013 al 2014

Altre notizie dall'archivio dal 2002 al 2012


Le raccolte di fotografie pubblicate sul nostro sito


Calendario della Resistenza: tante date e tanti Caduti da ricordare

Comitato provinciale di Novara


2 giugno 1946 - la prima volta del voto alle donne


Decreto Legislativo luogotenenziale 1 febbraio 1945, n. 23 Estensione alle donne del diritto di voto



Una manifestazione di donne Non siamo riusciti ad individuare in quale località si sia svolta la manifestazione della foto.




Il Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 23 del 1° febbraio 1945 (alcune fonti riportano 2 febbraio 1945), “Estensione alle donne del diritto di voto” introduceva in Italia il suffragio universale, opera del secondo governo Bonomi, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. Il Decreto Legislativo Luogotenenziale recepì una delibera del Consiglio dei Ministri del 30 gennaio 1945. Anche qui le fonti divergono. Alcune riportano che la deliberà passò con esclusione dei soli liberali, azionisti e repubblicani, che votarono contro. Altre fonti (e ci sembrano le più probabili) riportano che la deliberà passò senza discussione, trattata come ultimo punto all’ordine del giorno, nel disinteresse quasi generale della nazione, malgrado l’importanza storica dell’evento.
Poi chi di professione facesse lo storico e potesse accedere ai documenti, è chiaro che potrebbe dirimere incertezze in fondo così banali. Noi no.

Erano stati necessari 154 anni dalla “Dichiarazione dei diritti delle donne e delle cittadine” firmata da Olympe de Gouges, che pago con la vita il suo essere troppo in anticipo sui tempi, ghigliottinata durante il Regime del Terrore nel 1793.

 

    La struttura del decreto era la seguente:
  • l’art. 1 ne sanciva l’esercizio alle condizioni previste dalla legge elettorale..;
  • l’art. 2 ordinava la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili;
  • l’art. 3 stabiliva che, alle categorie escluse dal diritto di voto, dovevano aggiungersi le donne indicate nell’art. 354, ..ovvero le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati“.

Come si può notare una normativa tutt'altro che veramente democratica e «moderna», infarcita di pregiudizi.


Purtroppo il Decreto Legislativo Luogotenenziale n. 23 del 1° febbraio 1945 conteneva un errore, ci si accorse successivamente di ciò, era stato omesso il contestuale riconoscimento dell’elettorato passivo (possibilità di candidarsi e di essere elette) delle donne.
A questa lacuna si rimediò con il Decreto Luogotenenziale n° 74 del 10 marzo 1946, adottato lo stesso giorno delle prime elezioni amministrative, che stabilì all’art. 7 l’eleggibilità all’Assemblea Costituente dei cittadini e delle cittadine italiane che, al giorno delle elezioni, avessero compiuto il 25° anno di età, inserendo così a pieno titolo, nella Carta Costituzionale, i diritti politici delle donne.


Le elezioni comunali del 1946 furono le prime dopo la liberazione dal fascismo e dall'occupazione tedesca, comportarono il ristabilimento di tutte le amministrazioni municipali, dopo che i comuni erano stati retti da sindaci e giunte provvisorie nominate dall'«Allied Military Government of Occupied Territories» al Sud e dal «Comitato di Liberazione Nazionale» al Nord.
A causa dello stato di devastazione in cui si trovava il territorio nazionale, la data di svolgimento fu demandata alla determinazione dei singoli prefetti, a partire da marzo fino a prolungarsi all'autunno.
Le elezioni videro dunque il rinnovo di 5.722 comuni pari al 71,6% della popolazione in cinque tornate: 10 marzo (436 comuni), 17 marzo (1.033 comuni), 24 marzo (1.469 comuni), 31 marzo (1.560 comuni) e 7 aprile. Altri 1.383 comuni furono rinnovati in autunno con altre otto tornate elettorali il 6 ottobre (272 comuni), 13 ottobre, 20 ottobre (286 comuni), 27 ottobre (188 comuni), 3 novembre, 10 novembre, 17 novembre e 24 novembre.
A Novara si votò il 24 marzo, ad Arona il 31 marzo, a Borgomanero il 31 marzo.


La partecipazione al voto delle donne cominciò ad essere massiccia solo qualche mese più tardi, il 2 giugno 1946, con la partecipazione al Referendum sulla forma istituzionale dell Stato, la scelta tra Repubblica e Monarchia ed all'elezione dei deputati all'Assemblea Costituente, per la stesura di una nuova Costituzione.



La scheda elettorale del Referendum del 2 giugno 1946




Il 2 di giugno del 1946 gli italiani e le italiane scelsero come forma dello Stato la Repubblica, ripudiando definitivamente il fascismo e la guerra. Il 54,3% degli elettori votò per la Reppubblica, con un margine di circa 2 milioni di voti rispetto alla Monarchia.

Votarono anche per l'elezione di una Assemblea Costituente, incaricata della nomina del Capo Provvisorio dello Stato (sarà Enrico De Nicola) e di redigere una nuova carta costituzionale.
Ventuno tra questi deputati era donne, 9 della Democrazia cristiana, 9 del Partito comunista, 2 del Partito socialista e 1 dell’Uomo qualunque.



Le 21 deputate all'Assemblea Costituente Da una pagina dell'epoca del settimanale «La Domenica del Corriere».



Le prime rivendicazioni del voto alle donne presero le mosse dall'UDI, l’Unione delle donne italiane, associazione di ispirazione socialcomunista nata dalla Resistenza. Già nel corso del 1944 l'UDI aveva presentato precise richieste per il suffragio alle donne al governo Bonomi.

Nel marzo del 1946, in concomitanza con le elezioni amministrative, la prima occasione in cui le donne poterono esercitare il diritto di voto, tre donne comuniste dell'UDI, che di lì a qualche mese sarebbero diventate deputate alla Costituente, Rita Montagnana (allora moglie di Palmiro Togliatti), Teresa Noce e Teresa Mattei, stabilirono che dall'8 marzo 1946 il fiore della Festa della donna in Italia sarebbe stato la mimosa.





   CHI SIAMO




   LA COSTITUZIONE della
   REPUBBLICA ITALIANA